Az. Agricola di Francesco Braggio  

Cascine Bosco n.7   Fraz. Zenevreto

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Uva di colle, noce di valle.

Vicino al fiume non comprar né vino né casa.

Chi fa la vigna fa la tigna.

Casa fatta e vigna posta nun se sa quello che costa.

 Se di febbraio corrono i viottoli, vino ed olio in tutti i ciottoli.

Se per la candelora il tempo è bello, molto più vino avremo che vinello.

Chi pota in marzo e zappa in agosto non si aspetti né pane né mosto.

Quando di marzo a notte tuona, la vendemmia sarà buona.

Marzo secco e caldo fa il vignaiuol spavaldo.

Se la vite fiorisce d’aprile, no sperà d’arrimpì (di riempire) lu barile.

La nebbia di marzo non fa male, ma quella d’aprile toglie   pane e vino.

Aprile ogni goccia un barile.

Se tuona d’aprile prepara un barile.

Se per San Marco goccia lo spino, vi è abbastanza di pane e vino.

Acqua di maggio, vino a novembre.

Sopra ogni vino il greco è divino.

L’acqua fa male, il vino fa cantare.

Mercante d’oliu, mercante d’oru; mercante de vinu, mercante poverinu.

Il popolo è come il somaro, porta il vino e beve l’acqua.

Lo vino bono ’n cià bisugno de la frasca.

L’amico è come il vino, se è buono col tempo migliora.

Il buon vino e la buona mercanzia viaggiano male senza compagnia.

Quando la barba fa bianchino lascia la donna e tieni al vino.

Lu vinu è lu latte de li vecchi.

Se amar è il destino un bicchiere di vino fa tutto scordar.

Tegame o fiasco asciutto rotean l’umore al brutto. / Se vuoi fare buon cammino acqua fresca e poco vino.

Il vino è dolce raggio che dà forza e coraggio.

Un litro di buon vino per certi è cura, contro la noia e contro la paura.

Un buon bicchiere ti rallegra il cuore quando ti senti di cattivo umore.

’N te mette ’n cammino se la bocca ’n te puzza de vino.

Chi beve vino poco sincero torna a casa d’umore nero.

Molte pene puoi scordare con il brodo del filare.

Un sorso di buon vino rallegrerà il cammino.

Chi ha bella moglie e ottima cantina amici intorno avrà.

Dio ti salvi da acqua e vento, da un cocchiere sonnolento, da una donna che ama il vino e da un uomo femminino.

Senza cenere e Bacco amor debole e fiacco.

’L vino è come l’amore: scalda la testa e ’l core.

A quei che mischia il nero con il bianco, / quando torna a casa stagli accanto.

A Carnevale a tutti piace bere un boccale.

’Na bona sborniatura tutt’al più tre giorni dura.

Evita ogni litigio discussione quando dal vino prendono occasione.

L’acqua rovina il ponte e il vino grava la fonte.

Il vino santo è buono e bello ma fa presto girare il cervello.

Una bevanda onesta non va sempre alla testa.

I liquori spiritosi fanno scherzi assai penosi.

Il vino buono e schietto non tiene svegli a letto.

Da savio le pensi e da ubriaco le dici.

Non è mai troppo saggio il parere, preso al fondo di più di un bicchiere.

L’uomo si riconosce in tre mùaniere: in collera, alla borsa ed al bicchiere.

Quando il vino rende lieti, se ne fuggono i segreti.

Con troppo vino e sdegno non cogli più nel segno.

Vino e sdegno fan palese ogni disegno.

Discorso d’ubriaco non si sente, e seppur s’ode non rimane a mente.

Visto più volte il fondo d’un bicchiere, / anche chi non sa nulla dà un parere.

Ome (uomo) de vinu non vale un quatrinu.

A trincar senza misura, molto tempo non dura. 

Molto vino e poco freno, son dell’uomo un gran veleno.

L’abuso di caffè, liquori e vino anche un sapiente renderà cretino.

Gioco, donne, fumo e vino portano l’uomo al lumicino.

Gioco, donne e cantina la gioventù rovina.

Chi di sovente per il vin barcolla, di mali e disonori si satolla.

Il vinello a buon mercato prima o poi ti fa malato.

L’urdimu (ultimo) goccitto è quillu che fa male.

Quando tutti vedono brillo, non volerti mostrar troppo arzillo.

Come dal troppo vin vien l’ubriachezza, / dall’eccesso di gioia vien la tristezza.

Mejo puzza de vino che dd’olio santo.

Ciò che il sobrio tiene in cuore è stilla bocca del bevitore.

Va bene il freddo col caldo temperato, ma il vino con acqua è un gran peccato.

È il demonio meridiano: donne, vino e carte in mano.

Se vuoi che vengan bene i tuoi lavori, acqua ai mattoni e vino ai muratori.

Pane vino e biada accorciano la strada.

Mangia poco, bevi meno, e a lussuria poni il freno.

Diradando le bevute si prolunga la salute.

Mangia da sano e bevi da malato.

Dopo il dì di Sant’Urbano, più non gelano tralci e grano. / Se piove per Santa Petronilla, poco mosto dall’uva zampilla.

Se piove per San Barnabà l’uva bianca se ne va, / se piove mattina e sera se ne va la bianca e la nera.

Se piove per San Vito il vino se n’è ito.

Luglio caldo e bagnato acino stento e incenerato.

Luglio asciutto, vino e prosciutto.

N’acqua tra luii e agosto è la fonte dl’òii e del mosto (la pioggia tra luglio e agosto è la fonte dell’olio e del mosto).

Acqua d’agosto, olio, lardo e mosto.

Quando piove d’agosto, piove miele e mosto.

La notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco.

Assai mosto serba agosto.

La luna co’ la stella, Sant’Angelo che veliegna (vendemmia).

Dice la capra: non venga il mese d’agosto: / con la carne ci fanno l’arrosto, / con l’otre ci trasportano il mosto.

Se la vigna dà buon vino, lieto inverno al contadino.

Anno bisestile empie sacco e barile.

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